Malus I. Lo scoccare delle ore, 10.
Lasciata la stanza, Desirée vagò triste senza meta per sale spoglie e silenziose, seguita soltanto dalla guardia che sembrava essere diventata la sua ombra, finché un orrendo odore di topo putrefatto le segnalò la presenza dei mostri.
« Padrone stato cattivo? »
« Noi te l’avevamo detto ».
« Bimba non deve avere però paura di lui, è tanto buono: ha fatto noi ».
« Fantastico colpo di genio, devo ammetterlo », commentò sarcastica Desirée continuando a passeggiare senza dar loro molta retta.
« Noi siamo tanto belli o brutti, dipende dal punto di vista».
« Ha fatto pure di peggio » osò fare notare uno dei più giovani, prima di essere assalito dai compagni per la mancanza di rispetto nei confronti del padrone.
« Vuoi sentire la nostra etica professionale? » domando uno di loro togliendosi rispettosamente la bava dalla bocca e pulendosi le zampe sul petto.
« Non mi va adesso, un’altra volta ». I mostri si zittirono e la guardarono preoccupati.
« L’ha davvero trattata male, se la bimba è tanto triste ».
« Non vuole nemmeno sentire la nostra bella etica professionale».
« Forse a una bimba piacciono di più altre cose, che non siano per forza dei mostri », suggerì uno di loro.
« Non c’è niente di meglio di noi imbecille!».
« Zitto deficiente! 23 ha ragione.» Ebbe così inizio una vivace consultazione, che si trasformò in una piccola rissa, perché uno di loro scivolò sulla bava facendo cadere gli altri, al termine della quale decisero di mostrarle la sala del trono, ma mentre le saltellavano dinanzi contenti dell’idea, apparvero due guerrieri ombra.
« Dicono che è ora di pranzo e che non vi potete ancora stancare molto ».
« Dovete andare subito, è il padrone che lo ordina »,aggiunse un altro tristemente.
« Non fa niente, andremo dopo mangiato », li consolò Desirée allontanandosi nel corridoio buio.
Nel pomeriggio riapparvero i piccoli mostri, ben felici di portarla, come promesso, a vedere la sala del trono, parlottavano incessantemente tra loro interpellandola di tanto in tanto riguardo alle loro questioni.
« Ma voi come vi chiamate? » li interruppe d’un tratto Desirée.
« Come sarebbe, come ci chiamiamo? »
« Ognuno di noi è contraddistinto da un numero ».
« Sarebbero i numeri di serie con cui ci ha progettati il padrone », precisò l’anziano, specificando di essere il numero 16.